24 apr 2009

Fuori

Non so cosa sia successo, giuro non lo so.

Oramai vivo in Belgio da 4 anni, comincio a conoscerlo questo paese, comincio a capirlo, a farlo diventare un abitudine, una routine, un vestito adatto a me.

Conosco Bruxelles, grassa signora che passa le notti in bianco e le poche ore di sonno fra le 2 e le 6 del mattino le passa russando, come se fosse impossibile farla stare zitta per un minuto.

Conosco i suoi abitanti, gente seria che si sveglia ogni mattina e lavora duro tutto il giorno pensando solo alla birra che si farà alla fine della giornata e ai sorrisi delle persone che ama, in trasparenza, fra le bollicine che risalgono il bicchiere.

Conosco il suo cibo, massa biologica che ha deciso che il sapore non è mai abbastanza, la salsa mai troppo ardita, la porzione mai abbondante e il colesterolo irrilevante.

E sopratutto conosco il suo clima surreale in cui nevica in Agosto e fa 20 gradi per 15 minuti il 25 di Dicembre per essere sostituito da una pioggia monsonica che farebbe invidia ai miei colleghi indiani.

Conosco i piccoli tic nervosi di quel tempo mutevole di questo paese. Questo paese in cui l'ombrello serve solo a non fare piovere e comunque non lo apri mai, perché, se dovessi farlo ogni volta che fa umido, Dio te lo avrebbe dato alla nascita.

E conosco la sempiterna stagione unica che comincia e finisce il primo di Gennaio di ogni anno in cui piove, soleggia, grandina, nevica, c'è vento, fa freddo da crepare, caldo da morire, umido da piangere e questo tutto allo stesso momento seppure in quartieri diversi della città.

Eppure, se conoscessi tutto questo, se veramente sapessi sempre cosa aspettarmi, ebbene non abiterei in questo piccolo angolo di Europa che ha deciso di tenermi con se e che ogni giorno trova un nuovo modo di stupirmi e di farmi un regalo.

Perché al Belgio piace sorprenderti e lo fa sempre con la cosa che meno ti aspetti, come una dolcissima e calda primavera.



Io non so se sono capace di spiegare perché faccia così o come lo faccia, ma per certo so una cosa.

Siamo chiusi in casa a lavorare da Ottobre e fuori, improvvisamente, c'è il sole.

Per cui mollate tutto e usciamo, venite con me.

Voglio mostrarvi qualcosa...



3 commenti:

medusa ha detto...

oh, meraviglia!
che aiuole precise, che siepi potate col compasso...
noi siam terribilmente più disordinati in tutto.
la nostra natura è allo stato brado!

Unknown ha detto...

Nostra sarebbe il plurale maiestatis? :D

Kabuki ha detto...

Ci sono piccole cose che a volte ti fanno dimenticare una giornata di lavoro dove ti sei arrabbiato, che ti rilassano in pochi secondi dopo ore di stress, che ti fanno sorridere.
Leggere le pagine di questo blog, con la musica di sottofondo che cambia ad ogni nuovo messaggio, è una di queste.